L'ecologia dopo il COVID

Categoria: NOTIZIE
Pubblicato Sabato, 23 Maggio 2020 12:26
Scritto da Matteo "ufo" Bucchi
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Una grande strada completamente vuota a causa del COVID

Mai come in questo periodo forse siamo stati forzati a cambiare le nostre abitudini e i nostri stili di vita, o almeno a pensare nel profondo anche al nostro rapporto con la natura. La pandemia di COVID sta sicuramente sconvolgendo i modelli produttivi ma anche aprendo le porte a una riflessione su come ripensare i consumi, gli spazi e le nostre città per raggiungere sempre di più un modello economico circolare e delle buone abitudini green che diventeranno indispensabili per il nostro futuro. Gli stessi temi sono stati affrontati dal dossier Pandemia e Sfide Green del nostro tempo, un dossier realizzato dal Green City Network e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile. Anche noi di ecoAutoMoto ci chiediamo continuamente se questa spinta green continuerà dopo la pandemia o se le nostre abitudini ritorneranno pian piano al punto di partenza, come se niente fosse accaduto. Certo, gli sprechi, gli alti impatti ambientali delle nostre scelte quotidiane sono ormai insostenibili, ma, si sa, le abitudini sono dure da sradicare. Insomma, il traffico è crollato, le emissioni sono calate, ma cosa succederà dopo? Possiamo riflettere su come avvicinarci ancora a una green mobility e rendere le nostre città meno inquinate?

Fabrizio Tucci, coordinatore del gruppo di esperti del Green City Network afferma che sicuramente la pandemia modificherà il nostro approccio sul modo di vivere ed abitare, con la scelta e la produzione di nuovi spazi green, più giusti e inclusivi per le fasce più deboli. A cominciare dai consumi, i cui ritmi sono cresciuti 4 volte tanto di quelli dell’aumento della popolazione. Naturalmente il problema dei consumi è strettamente legato a quello dei rifiuti, all’energia e al clima. In questa pandemia, il crollo dei consumi nelle attività produttive e industriali, nei servizi e nel trasporto sta naturalmente portando a una riduzione nelle emissioni di CO2: prevedibilmente questa non durerà dopo la crisi ma non possiamo permetterci di sottovalutare le misure per contrastare il riscaldamento globale come contenere l’aumento della temperatura media globale e ridurre le emissioni di gas serra.

Il dossier propone l’adozione di pratiche green nel settore residenziale per aumentare l’efficienza e ridurre i consumi, aumentando l’utilizzo di fonti rinnovabili per illuminazione e riscaldamento. Il dossier riflette anche sulla riorganizzazione degli spazi abitativi, che, come evidente in questo periodo, sono diventati anche spazi lavorativi, di studio e di svago.

Fondamentale per avvicinarci alla green economy è soprattutto però la mobilità. E sicuramente questo è l’aspetto che la pandemia ha messo maggiormente in luce. Questa situazione spinge necessariamente a riflettere anche sulle nostre scelte di spostamento, oltre che sulla loro stessa utilità. La limitazione degli spostamenti a poche centinaia di metri dalle nostre abitazioni ha fatto sì che l’utilizzo dell’auto fosse fortemente ridimensionato. Per noi di ecoAutoMoto questo periodo è stato utile per ripensare a quante “scelte di comodo” compiamo spesso sui nostri spostamenti e a come si possa benissimo optare per una eco-mobilità e ridurre gli spostamenti non necessari.

Prima della pandemia, l’eco-mobilità stava prendendo sempre più piede (parliamo in particolar modo della scelta di auto elettriche), grazie anche al moltiplicarsi della presenza delle colonnine di ricarica, soprattutto delle stazioni per il rifornimento domestico, specialmente per le abitazioni private. Erano in gran parte le case già dotate di impianto fotovoltaico a richiedere questi servizi, oppure l’installazione di pensiline per auto, complete di copertura con moduli fotovoltaici. L’efficienza dei pannelli attuali consente ampiamente di coprire il fabbisogno energetico di un’auto elettrica per tutto l’anno, permettendo così di arrivare ad emissioni reali quasi nulle. Il lockdown ha bloccato il mercato dell’automotive, quindi quello che ci auguriamo è che i passi avanti finora fatti non vengano abbandonati superato questo periodo. A questo proposito vanno sottolineati i progressi in atto anche per i condomini: anche le richieste di stazioni di ricarica personali, da installare nei garage privati, oppure in condivisione con i propri vicini, stavano iniziando a prendere corpo, anche se dovevano far fronte con dinamiche burocratiche che la maggioranza di noi conosce bene. Solitamente le aziende che operano in questo campo effettuano un’analisi energetica dell’interno fabbricato per valutare dove migliorare: la scelta più comune è l’installazione di pannelli solari sul tetto. Le recenti norme europee sulla costituzione delle comunità energetiche, come la direttiva UE 2001/2018, consentirebbero l’uso dell’energia autoprodotta a vantaggio dei singoli utilizzatori.

Cosa dire, dunque, del post-COVID?Come sappiamo l’UE ha una tabella di marcia, un programma per rendere sostenibile l’economia dei paesi membri, il cosiddetto Green Deal. L’ambizioso obiettivo per l’annullamento delle emissioni nette di gas a effetto serra è stato fissato al 2050. Inutile dire che il nostro paese è indietro rispetto ad altre nazioni più lungimiranti dove l’economia circolare può avanzare più indisturbata. Noi ci auguriamo naturalmente che questo periodo di stop sia un’occasione per raggiungere quelle nazioni più virtuose, accelerando il processo di trasformazione per vincere questa sfida. Ci auguriamo, dunque, che la mentalità del nostro paese non sia quella di “ripartire inquinando” per essere più competitivi, ma che si colga l’opportunità di ripartire con un passo in avanti diverso e attento, più responsabile e consapevole.

Molti comuni italiani, tra cui il nostro, stanno promuovendo una ripartenza green, con più aree ciclabili, percorsi per biciclette elettriche e monopattini elettrici; altri stanno valorizzando anche lo sharing dei veicoli, oppure applicazioni che aggiornino in tempo reale sul livello di saturazione dei mezzi pubblici, in modo da ottimizzarne le corse. Sull’onda del buon esempio di città come Bogotà e New York (la prima ha messo a disposizione dei cittadini 76 km di piste ciclabili in più per evitare un uso massiccio dei mezzi pubblici, la seconda ha incoraggiato i cittadini a spostarsi in bicicletta e a piedi), l’Italia sta sperimentando una maggiore valorizzazione della mobilità sostenibile, una valorizzazione che noi speriamo sia sempre più in crescita…